Tiro con l’arco: Origini e storia di questi sport
La disciplina del tiro con l’arco fece la sua prima apparizione nell’era delle Olimpiadi moderne solamente nell’edizione del 1900 a Parigi ma la sua storia è decisamente molto più antica e fonda le sue radici almeno un secolo prima.
Andiamo a scoprirla insieme, ma prima di inoltrarci nelle origini di questo sport, ti ricordiamo che per rimanere aggiornato sulle novità del settore del tiro con l’arco puoi fare affidamento al sito Arcoefrecce.pro per tutti i consigli all’acquisto e le guide di cui hai bisogno.
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Le prime origini
Il tiro con l’arco, inteso come sport, fece la sua prima apparizione intorno agli inizi dell’Ottocento negli Stati Uniti d’America, dove un gruppo di persona con la passione per arco e frecce perfezionarono lo stile appreso dai cugini inglese e crearono una sorta di regolamento rudimentale per poter gareggiare l’uno contro l’altro.
Abbiamo citato gli inglesi, perché si narra che fossero proprio loro i più esperti arcieri dell’epoca medievale grazie ad una regola imposta dal re Enrico ottavo, il quale con un decreto ufficiale obbligava tutti gli uomini del suo regno ad esercitarsi a tirare con l’arco altrimenti punibili con una multa.
Una volta che l’arco andò in disuso come arma per i soldati degli eserciti, divenne un passatempo artistico per intrattenere le folle durante i banchetti dei re a corte e nacquero così, tra il Belgio e la Francia del 1600, le prime compagnie di arcieri.
Le prime gare
Le prime gare regolamentate di questo sport di cui la storia ha memoria, ebbero luogo nel 1829 in America e prevedevano una sola distanza di tiro della lunghezza di 73 metri e tre frecce da scoccare per ogni atleta. Grazie a questa nuova disciplina nacquero nel 1879 le prime associazioni nazionali ufficiali che diedero vita ai primi mondiali di tiro con l’arco.
Il primo Campionato Mondiale ufficiale si svolse in Polonia (nazione molto attiva per inserire nei giochi olimpici questo sport) nel 1931 e vi parteciparono gli atleti di Polonia, Francia, Cecoslovacchia e Svezia.
Gli atleti di casa dominarono le gare, ma molti sostennero che fu possibile solo grazie all’assenza degli atleti statunitensi ritenuti i più forti al mondo in quel periodo. Nel frattempo le federazioni nazionali iniziarono a muovere i primi passi per creare un vero e proprio consiglio direttivo internazionale e i primi rappresentati eletti contavano anche il nome dell’Italia.
Una piccola curiosità questa, visto che una vera federazione nazionale nel nostro paese ancora non esisteva (e non esisterà fino al 1961), ma un delegato italiano riuscì a far eleggere nel consiglio il presidente del Club Arcieristico di Milano di quel tempo: Angelo Ronzoni.
Il tiro con l’arco alle Olimpiadi
Come abbiamo già raccontato in apertura di questo articolo, la prima volta che la disciplina del tiro con l’arco venne accolta ufficialmente come sport olimpico nell’era modera fu a Parigi nell’edizione del 1900 e continuò la sua presenza a ST. Louis nel 1904, a Londra nel 1908 e ad Anversa nel 1920. Dopodiché ci fu una pesante battuta d’arresto. Questo sport, che fu tra i primi a prevedere la presenza di atlete femmine, poteva essere presente ai giochi Olimpici solo se il paese che ospitava la manifestazione avesse una federazione dedicata.
Fu così che la Polonia mosse i primi passi verso le altre nazioni per riuscire ad organizzare un comitato internazionale ufficiale, in modo tale che nessun atleta venisse escluso e si placassero le continue liti tra federazioni che si accusavano a vicenda di favorire il regolamento a seconda della manifestazione.
Grazie alla nascita della FITA (Federazione Internazionale di Tiro con Arco), questa disciplina ricominciò ad essere presente in pianta stabile dalle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972 integrando sempre di più la disciplina con gare singole, maschili e femminili e a squadre, introdotte ufficialmente dell’Olimpiade di Seoul del 1988.
Tiro con l’arco in Italia
Quando nel 1961 venne ufficialmente fondata la Federazione Italiana ARCO, esistevano soltanto cinque compagnie arcieristiche in tutto il territorio nazionale: gli arcieri di Treviso, Milano, Bergamo, Gorizia e Roma. Il tiro con l’arco fu uno sport fin da subito, già dai tempi del regime nazista, accostato anche alle donne che studiavano la tecnica su vecchi manuali provenienti dall’Inghilterra mentre frequentavano le Accademie per diventare insegnanti di educazione fisica.
Nella storia, si conta che solo un altro sport fu considerato fin da subito così egualitario per donne e uomini, ed era il tennis. Nel primo decennio degli anni Sessanta, la tecnica del tiro con l’arco per gli atleti del nostro territorio italiano era davvero molto scadente e approssimativa.
Mancavano i materiali e gli artigiani che potessero costruire archi adatti a competere in gare internazionali e, i pochi atleti che riuscivano ad accedere alle kermesse mondiali, finivano per rimanere sempre ultimi in classifica.
Fu così che molti arcieri, intenzionati ad eccellere nelle competizioni olimpioniche, iniziarono a viaggiare attraverso Svezia ed Inghilterra per imparare dai veri maestri di questa disciplina tutte le tecniche e i segreti per riuscire a migliorare la propria maestria anche in ambito internazionale.
Fu una vera svolta, alla fine degli anni Settanta, le compagnie di arcieri riconosciute da dalla Fitarco erano più che raddoppiate. Nacquero i primi impianti regolamentati per gli allenamenti degli atleti, arrivarono dall’estero i primi archi elaborati e finalmente, alle Olimpiadi del 1972 l’Italia poté schierare quattro arcieri di alto livello: Fiocchi, Ferrari, Spigarelli e Massazza.
Con un avanti veloce nel tempo, arriviamo ai tempi più recenti, più precisamente ai Giochi Olimpici di Atene 2004 dove i nostri arcieri italiani arrivarono a conquistare la medaglia d’oro nella prova individuale con il padovano Galiazzo.
Il primo vero risultato storico per questa disciplina, che nel tempo crebbe in credibilità, tecnica, tesserati e strutture adeguate per formare atleti olimpici. In questo arco temporale, il tiro con l’arco divenne uno sport praticato in tutte le parti del mondo e man mano crebbero anche le nazioni che ai Giochi Olimpici riuscirono a schierare atleti per tentare di salire sul podio più importante del mondo.